Una volta si piantava Robinia per le miniere…

Anche per il mese di marzo abbiamo deciso di raccontare una storia legata al mondo delle miniere e al nostro territorio.
Il paesaggio delle miniere del Valdarno nel corso dei decenni di cambiamenti ne ha visti davvero tanti. Gli ultimi hanno così inciso i ricordi e la memoria da fare quasi dimenticare quando tutto stava prendendo avvio e il mutamento era quasi impercettibile.

Nel 1919 c’era un podere, quello dei Bastioni, non lontano dalla macchina d’estrazione delle Bicchieraie, e abbastanza vicino alla strada di Castelnuovo. La prima guerra mondiale era finita da poco ma l’attività estrattiva era ancora in fermento. Alle miniere in galleria servivano sempre tanti mezzi e risorse, e fra queste c’era il legname! Nacque così la determinazione di impiantare un vero e proprio bosco, “regolato da un razionale turno economico dei terreni”, perché ogni giorno cresceva la difficoltà di trovare alberi di pino. Ne servivano annualmente 25.000 al mondo delle miniere e il problema non era semplice da risolvere. Così fu redatto il progetto di rimboschimento. Solo che al posto dei pini si scelse la Robinia, quella che tutti conoscono volgarmente come acacia. Si iniziò a studiare la distanza ottimale, si fecero le stime dei costi, si preparò il terreno e si ipotizzò che in 15 anni ci sarebbe stata legna in abbondanza. Armati di foraterra Buttlar si poteva così iniziare i lavori calcolando che un operaio era in grado di sistemare 700 piantine al giorno. Alle miniere, alla fine, non serviva legna da costruzione ma semplici puntelli per armature. Il bosco iniziò a sorgere vicino alla zona abitata e presto ci si rese conto che era importante verificare che animali o persone non arrecassero danno alle piantine in crescita…E così il paesaggio iniziò lentamente la sua trasformazione…Trent’anni dopo alle Bicchieraie il boschetto di acacie c’era sempre..

(P. Bertoncini)

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