Un parroco in miniera. La storia di Don Foresto Bagiardi

Don Foresto Bagiardi è stato il “parroco delle miniere”. Parroco ad appena 24 anni si è definito qualche tempo fa “pensionato riciclato perché ancora affianca i parroci che arrivano a Santa Barbara e a Meleto. Nel bacino lignitifero del Valdarno ci è arrivato presto, nei primi anni ’60, vivendo appieno la trasformazione del territorio dovuta all’escavazione a cielo aperto della lignite.


Sono venuto qui a Santa Barbara il 3 novembre 1962, ormai sono abbastanza gli anni, e sono venuto qua non sapendo neppure dov’era San Cipriano. Io venivo su dalle zone del Cavallino, San Gaudenzo e nel giro di una settimana sono stato spedito qua. A quei tempi bastava un bigliettino. A me arrivò di sabato “domani saluta la tua gente perchè sabato dovrai essere in una nuova parrocchia e non abbiamo trovato i sacerdoti per dire le messe quindi cerca di organizzarti…”.

Il primo impegno che mi fu dato fu quello di sollecitare l’on. Vedovato perché realizzasse quanto aveva promesso, cioè di fare un servizio religioso per i dipendenti a Santa Barbara. Tant’è vero io cominciai subito ad andare a Firenze, un po’ imbarazzato per incontrare l’onorevole, io che venivo dalla montagna…

L’on. Vedovato a quei tempi era presidente un po’ della miniera, della centrale e dei territori. Lui aveva fatto questa promessa di dare un servizio religioso ed io dovevo sollecitarlo perché si parlava già del passaggio ad Enel. Qualora ci fosse stato questo passaggio ad Enel la chiesa di Santa Barbara non sarebbe stata realizzata.

Il 7 aprile 1963 fu messa la prima pietra della nuova chiesa ed il 1 dicembre fu inaugurata. In 7 mesi fu realizzata. Andava fatta velocemente. E questo servizio è stato, credo, la realizzazione dell’assistenza che gli operai hanno sempre avuto. Perché il mio predecessore e poi anche io ho preso contatti con gli operai – lo sanno già – e sono stato spesso sia in centrale sia in miniera. Con il vescovo Antonio Bagnoli siamo stati giù a vedere il lavoro di questi minatori. Uscendo il mio vescovo disse: “se non vanno in paradiso questa gente noi non ci andiamo di sicuro”.

Altrove c’era già la lavorazione a cielo aperto ma io sono andato a vedere Le Carpinete. Il vescovo diverse volte è venuto sia a visitare la centrale sia la miniera. Il vescovo ha avuto sempre particolare attenzione verso questi operai; è venuto per la festa di Santa Barbara perché prima della costruzione della chiesa si faceva la festa dentro la ex chiesa di San Donato a Castelnuovo. Costruita la chiesa dei minatori si è spostata a Santa Barbara. Il 4 dicembre è sempre stato presente il vescovo con solennità e poi c’era il pranzo. Il pranzo non era certamente aperto a tutti perché non si sapeva dove andare. All’epoca era riservato alle autorità civili, militari e anche dell’organizzazione degli impianti minerari e della centrale.

Mi ricordo che col passare del tempo siamo arrivati ad un momento di crisi, alla centrale quando è venuto Mons. Giovannetti: è saltato sul palco in difesa della centrale mettendosi accanto agli operai.

Ho qualche ricordo particolare anche di altri momenti. Assistendo una anziana donna, lei mi parlava del tempo in cui hanno sofferto veramente questi operai e mi diceva questo fatto preciso “abbiamo sofferto tanto per alcuni anni”; forse quando la miniera era stata data agli operi, forse in quel tempo lì. Si parla di quando c’era il licenziamento sbrigativo e le frasi erano del tipo: domani mattina non tornare a lavorare. Tutte le sere, quando era l’ora che rientrasse il marito dal lavoro, questa donna mandava alla finestra una delle 3 figlie dicendo: “guarda se il babbo ha la pala sulle spalle, perché se ha la pala sulle spalle domani non deve tornare a lavorare”. Questo periodo così difficile si è protratto per alcuni anni e mi diceva che la sofferenza che si portava in famiglia era incalcolabile. Questo fatto veramente mi ha lasciato piuttosto imbarazzato.

Don Foresto Bagiardi

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