Le lotte degli anni Cinquanta nei ricordi di Antonio Camici

Il racconto di Antonio Camici ci porta indietro nel tempo, quando negli anni ’50 del 1900 l’escavazione lignitifera mutava il suo aspetto, passando dalla galleria a cielo aperto. Furono anni di lotta condivisa per il mantenimento del posto di lavoro… fino all’approvazione del Progetto Santa Barbara.


Antonio Camici è del 1928, ha fatto il minatore, l’impiegato, il Sindaco. Però la mia esperienza è successiva alla” fase della Santa Barbara”. Ho iniziato a lavorare nel 1945 alla Società Mineraria, fino al 1948 quando sono stato licenziato, come tutti. Anzi si è dato le dimissioni come forma di protesta perchè licenziavano un migliaio di persone.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale la situazione mineraria del Valdarno è rovente. Dopo una serie di licenziamenti il 7 agosto 1948 nasce la LAMIV.A (Cooperativa Lavoratori Miniere del Valdarno) il cui primo presidente è Priamo Bigiandi. La cooperativa era sorta da un accordo legato ad un piano di autogestione presentano dai minatori dopo i licenziamenti decisi dalla Società Mineraria.

Sono anni di profonde lotte, battaglie rimbalzate sulle cronache dei giornali. La LAMIVA nacque in seguito a questa lotta che fu organizzata non solo attraverso scioperi. Nel 1950 la LAMIVA cede il posto all’ELV (Ente Ligniti del Valdarno). Agli scioperi e alle manifestazioni non partecipano soltanto i minatori. A San Giovanni si riversano tutte le famiglie, tutta la popolazione di Castelnuovo e di varie aree da dove i minatori provenivano. Fu una lotta di presenza, soprattutto delle donne e delle famiglie, mentre i lavoratori partecipavano a giorni alterni perché continuavano anche il lavoro nelle miniere. Questa lotta fu raccontata sui giornali, che ne parlarono a livello nazionale. Venne Giuseppe Di Vittorio, venne Pietro Nenni, Sibilla Aleramo, vennero anche i dirigenti nazionali a prendere parte a questa iniziativa. Fu una cosa straordinaria, fu un avvenimento nazionale che tutte queste persone, soprattutto le donne ed i ragazzi organizzassero tutti i giorni un corteo attraverso le vie di San Giovanni. Ci furono scontri con la polizia. Era dura. E mi ricordo che le donne non rispettavano le regole del corteo occupando la ferrovia e mettendo fuori servizio il transito che c’era allora. Quando sono rientrato al lavoro, con l’ELV c’era un nuovo assetto organizzativo della cooperativa. Andò avanti fino al 1955 con difficoltà di finanziamento e ogni tanto veniva ritardato il pagamento dei salari e degli stipendi. Comunque 5 anni di lavoro occuparono 2500 persone (circa) che poterono vendere lignite nonostante le difficoltà che stavano nascendo.

Dal 1955 prende avvio il progetto Santa Barbara, quello che porterà all’escavazione a cielo aperto della lignite di Cavriglia mentre Antonio prosegue il suo lavoro presso una piccola miniera, vicino a Santa Barbara, che è rimasta in piedi a scavare la lignite in galleria. Io sono stato trasferito lì dopo la fase finale dell’esperienza della cooperativa ELV. Quando ero alle Carpinete la Santa Barbara era ormai in funzione. Ho assistito a tante vicende….comprese quelle di vedere passare gli occupati da oltre 2000 persone a 800… La Santa Barbara ne assunse 440 con il nuovo sistema di sfruttamento della lignite. Però c’era da costruire la nuova centrale – quella di Santa Barbara – e le infrastrutture. L’accordo che fecero a Roma fu di occupare 845 persone complessivamente e durò fino a quando non terminò la costruzione della centrale. Molti dei lavoratori impegnati nella miniera dovettero trovare altro, soprattutto a Firenze. Insomma riconvertirsi e fare soprattutto lavori nell’edilizia perchè era l’unico settore in cui c’era la possibilità di collocarsi.

Antonio ha poi proseguito il suo lavoro alle Carpinete, l’ultima miniera in galleria che chiuse definitivamente nel 1969. Dopo una serie di manifestazioni, la più celebre ricorda i minatori del Valdarno entrare la notte di Natale nella cattedrale di Arezzo ricevuti dal vescovo, gli occupati delle Carpinete furono assorbiti da Enel che riunì così tutte le miniere del bacino lignitifero del Valdarno.

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