Cosa ci dice oggi la ricerca archeologica in Valdarno rispetto alla presenza del misterioso popolo degli Etruschi? Ad oggi le indagini archeologiche svolte in tutto il territorio valdarnese, sono piuttosto limitate ad alcuni contesti; in Valdarno non vi sono molti siti scavati in estensione e la conoscenza della presenza etrusca e poi della romana sono legate, soprattutto a ricognizioni di superficie, avvenute ormai molti anni addietro.
Analizziamo più nel dettaglio la situazione: innanzitutto dobbiamo tenere presente che il Valdarno si trova in quella che viene definita Etruria settentrionale e la tipologia degli insediamenti e delle necropoli che si trovano in quest’area è leggermente diversa, rispetto a quello che nell’immaginario comune si pensa quando viene evocato il termine etruschi, ovvero le immense necropoli scavate nel tufo e i pianori abitati dalla fine del IX secolo a.C., presenti soprattutto nell’Etruria meridionale.
Questa diversità comporta una più difficile individuazione dei siti, che spesso rende più complessa la conoscenza della presenza etrusca sul territorio.
La ricerca archeologica classicista nel Valdarno, se si escludono alcuni rinvenimenti fortuiti come la tomba ipogea di Scampata (Figline Valdarno) scoperta nel 1843, viene iniziata e portata avanti da due emblematiche figure, grazie alle quali tutt’oggi è possibile avere punti di riferimento per nuove indagini. Il primo ad occuparsi del Valdarno è Ferrante Rittatore Vonwiller, etruscologo formatosi all’Università di Firenze, che inizia le sue indagini sul finire degli anni ’30 del secolo scorso, pubblicate poi nella
rivista di Studi Etruschi . Sarà lui a scoprire gli idoletti bronzei di probabile origine etrusca in località Sereto (Cavriglia). La seconda persona ad occuparsi in maniera sistematica di ricognizioni di superficie è Alvaro Tracchi, appassionato e scrupoloso, al cui impegno dobbiamo la conoscenza di molti rinvenimenti in Chianti e Valdarno. Le sue ricerche sono poi confluite nel libro pubblicato postumo nel 1978, Dal Chianti al Valdarno.
Oltre alle ricerche di superficie condotte da Rittatore Vonwiller e Tracchi, dalla metà degli anni ‘90 sono iniziati alcuni scavi in estensione in Valdarno. Il primo è stato condotto nel 1995 in località San Miniato di Sotto presso Loro Ciuffenna: il sito è venuto alla luce in occasione dei lavori di raddoppio del metanodotto di importazione dall’Algeria e sono stati messi in luce tre diversi settori insediativi tra loro strettamente connessi, costituiti da una struttura residenziale, un’area artigianale ed un tratto stradale.
Negli stessi anni a Bucine in località Poggio Castiglione di Ambra è stato scavato un altro insediamento etrusco, con strutture ed edifici databili tra la fine del VII e il VI sec. a. C. Nel comune di Bucine altre sono le testimonianze del passaggio degli etruschi, una su tutte le tombe rinvenute isolate a Rapale.
Negli anni duemila si apre un’area di indagine nel comune di Figline: il sito indagato è situato in località La Rotta. Dalla terra è emerso un abitato caratterizzato da una lunga occupazione che inizia alla fine del VII secolo e si interrompe alle soglie dell’età augustea . Nei pressi dell’abitato è stata scoperta un ergastèrion, un’officina, dedito alla produzione di ceramica. Inoltre nel 2005 in Località Scampata, sempre nel comune di Figline gli archeologici sono andati alla ricerca della tomba ipogea rinvenuta nel 1843 senza poterla identificare con precisione.
Oltre a questi siti, scavati anche in estensioni, troviamo tracce sulle pendici dei Monti del Chianti al confine tra i comuni di Cavriglia e Radda in Chianti. Individuati prima da Rittatore Vonwiller e poi da Tracchi, ci sono alcune evidenze che fanno supporre che anche in questa zona abbiano vissuto gli
etruschi. Non essendoci scavi possiamo solo ipotizzare che si tratti di
insediamenti di altura la cui funzione era quella di controllare il territorio circostante e del tutto simili a quello indagato nella vicina Cetamura del Chianti.
Fermandosi alle analisi condotte negli anni passati possiamo affermare che la presenza etrusca in Valdarno doveva essere piuttosto cospicua sul territorio ed essersi protratta nel tempo. Quattro sono le aree valdarnesi di maggior interesse per conoscere gli etruschi in zona dell’Etruria settentrionale: i siti di La Rotta e Scampata nel Comune di Figline e Incisa Valdarno; , Poggio Castiglioni d’Ambra, Rapale, Poggio Monteleone a Bucine; San Miniato di Sotto, Poggio alla Regina, e l’area della Badia Soffena lungo la via della Setteponti; La Pietraia e Poggio alla Guardia sui Monti del Chianti, a Cavriglia. I primi insediamenti sorsero alla fine del VII secolo per poi essere abitati – anche se non sempre in modo continuativo – fino all’epoca medievale. La tipologia degli insediamenti è sostanzialmente di due tipi abitati con edifici e siti di altura, quest’ultimi però vanno ancora approfonditi, per comprendere meglio la portata e la tipologia della presenza etrusca in Valdarno.
Future indagini potrebbero svelare ancora di più sui misteriosi etruschi che vivevano nella piana dell’Arno.
(G. Peri)